§ 131. — L’Economia
politica e le questioni Siciliane.
Ma chiediamo scusa al lettore di questa
digressione, e torniamo alla Sicilia. Se insistiamo sulla necessità di
provvedervi ad una più equa distribuzione della ricchezza tra le varie classi,
e al miglioramento della condizione dei contadini, non è che noi crediamo che
quando si fosse provveduto a questo soltanto, si dovesse perciò subito veder
mutare i costumi e le tradizioni; che i delitti, gli odii e le mafie
sparirebbero, e che sarebbe per tornare il rispetto della legge per parte dei
grandi come dei piccoli, dei forti come dei deboli. Molto però si sarebbe
ottenuto in questo senso; e al resto dovrebbe provvedere e l’aumento della
produzione generale, e le riforme in altri rami del vivere civile.
L’Economia
politica non ha mai preteso di spiegare tutto. Il desiderio della ricchezza non
è il solo movente delle azioni umane, e per mutate circostanze di un
altr’ordine lo stesso istinto produttore, che risulta dall’azione del libero
interesse individuale, può trasformarsi in istinto predatore325. La
scienza sociale deve tener conto, per spiegare i fenomeni che presenta la
società umana, di ogni elemento più vario che può far deviare l’azione di una
stessa forza. Così l’Economia politica potrebbe, dal solo esame delle
condizioni economiche locali, arguire che nell’agro palermitano le condizioni
di sicurezza, ecc., debbano essere migliori che nel Siracusano; eppure altre
forze potrebbero invertire come in realtà invertono il risultato; ma non per
questo l’Economia politica avrebbe avuto torto o sarebbe da ritenersi come
studio inutile. Così vediamo paesi in cui, come in Inghilterra, la legislazione
è per alcuni riguardi patentemente cattiva, e contraria nelle sue tendenze alle
condizioni generali della civiltà nazionale, eppure esser quegli stessi paesi
molto più avanzati e sanamente costituiti di altri dove le leggi sono buone: ma
non si potrebbe perciò dire che ogni scienza delle leggi sia falsa o inutile.
In ogni applicazione pratica dei principii di una sola delle scienze morali non
si potrà mai giungere a spiegare tutti quanti i fenomeni sociali; vi rimarrà
sempre, come nel crogiuolo del chimico, un residuo non spiegato: e per
analizzare questo residuo, prodotto dall’azione di altre forze, dobbiamo aver
ricorso ad altre scienze, ad altri principii. La legislazione,
l’amministrazione, l’istruzione, l’educazione, debbono pure adattarsi meglio in
Sicilia alle condizioni locali, e possono giovare a ridestare energie nascoste,
e a meglio dirigere quelle esistenti.
Abbiamo
finito. Per quanto noi potessimo illuderci sull’utilità pratica degli studi
intrapresi, non ci potremmo del resto mai lusingare di ottenere, neanche nella
stretta cerchia economica, resultati immediati e sensibili. Con buona pace del
poeta, i libri non rifanno la gente; e se col nostro fossimo giunti ad
attirare sulle questioni che abbiamo trattate l’attenzione di un solo
pensatore, se a persuadere un solo proprietario a introdurre dei miglioramenti
nei suoi contratti coi contadini, o a costruire una sola casa colonica di più,
non riterremo sprecata l’opera nostra326.
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