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Leon Battista Alberti
Profugiorum ab aerumna Libri III

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


34-basti | batta-decim | decli-figli | figur-iudic | iudiz-ostri | ottav-rasse | ratto-strac | strad-zoppo

                                                      grassetto = Testo principale
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2002 1, 19| Modera la oppinione e iudizio, tempererai gli affetti 2003 3, 18| in memoria. Publio Muzio iurisconsulto giucava per darsi ozio a 2004 1, 17| quemque~advigilare <sibi> iussit fortuna premendo.~ ~E certo, 2005 2, 16| loro pare, per qualsiasi o iusta o iniusta ragione, di volerlo; 2006 2, 30| que' Gallogreci racconti da Iustino, quali perché in loro sacrifici 2007 1, 36| consiglio conviensi adattare a iustizia e umanità con molta voluttà 2008 2, 27| della fortuna; che dicea Iuvenale satiro poeta:~ ~Si Fortuna 2009 1, 21| scire timet, quaerere plura jubet.~ ~ 2010 3, 12| et haec olim meminisse juvabit.~ ~In tanto suo furore e 2011 3, 18| sua mala sanità d'animo. L. Silla cantava non rarissimo, 2012 1, 23| alle parole nostre, denti e labbra; all'udire diede due aperte 2013 2, 21| per non cadere, come dicea Laberio poeta, che la spesso offesa 2014 1, 17| disse Manilio quel poeta:~ ~…labor ingenium miseris dedit et 2015 1, 21| decima sé essercitava in ogni laboriosa industria: doppo all'ora 2016 1, 10| che uscire d'uno carcere laboriosissimo e d'una assidua fluttuazione 2017 2, 17| corse da Atene persino a Lacedemonia, spazio di stadi MCXL: e 2018 1, 11| tutti gli altri a bevere. Lacides, pur filosofo, per troppo 2019 1, 10| superati da Annibale presso al laco Trasumeno qui presso a Cortona: « 2020 3, 7| v'aggiugni una e un'altra lacrima, e sfoghi qualche intimo 2021 2, 13| e solerzia: Me dolor et lacrimae, - dicea Properzio poeta, - 2022 2, 23| fratello, quale:~ ~compescit lacrimas... vincitque ferendo~constanter 2023 3, 3| deusque sinebant;~ ~e viemmi lacrimato prima ch'io m'avegga del 2024 3, 6| inculperò se tu darai qualche lacrimetta delle tue all'uso e l'oppinioni 2025 1, 1| miserie umane ch'io non lacrimi. E fra me talora mi maraviglio, 2026 2, 23| che si coperse el capo e lacrimò; poi, finito el cantare, 2027 3, 18| principe romano nimico de' ladri, quale talvolta con tanto 2028 2, 2| Vorrebbesi testé, Battista, esser laggiù a quel nostro Gangalandi 2029 3, 4| e' cordogliosi deformati, languidi e fedissimi contorcersi 2030 2, 30| in tristezza e addolorati languiscono e giaciono perduti. In quel 2031 3, 16| Polifemo in antro, quem~ ~Lanigerae comitantur oves; ea sola 2032 2, 29| sia, vedi a Vergilio quel Laocon sacerdote, qual curando 2033 3, 15| dilavasse ogni tristezza. E Laodices, moglie di Elicanore, al 2034 1, 32| apparato, ed era non altro che lardo e cacio. Voleano questi 2035 3, 4| quanto io mi ti dia facile e largo. Non vorrei essere udito 2036 1, 4| ragione e constanza; e che lascerebbe a quella sua amata questo 2037 1, 16| infinito e immortale? E io, lascerò io me simile a un ferraccio 2038 1, 16| la ragione e la società, lascerolle io estinguere per desidia 2039 3, 4| rispondea: «Tu, o Prometeo, lascia questo tuo fasto ed elazione 2040 1, 21| cosa la richiede e adopra, lascianle guidare alla fortuna di 2041 2, 32| S'altri le regge che noi, lasciànne la cura a chi già tanto 2042 2, 21| equale». Così noi. E per non lasciare oltre errare ad altri, e 2043 1, 29| e a quelli che verranno lasciargli di nostra vita altra cognizione 2044 3, 3| al tutto nulla curarle e lasciarne altrui non solo el giudicio 2045 3, 5| e' casi suoi, pregò che lasciassino prima ch'e' satisfacesse 2046 2, 21| presenza, disse Antonino Pio: «Lasciatelo essere uomo, imperoché gli 2047 2, 12| elle siano certe e stabili, lascio considerarlo a chi più spera 2048 1, 17| cose la natura solo a noi lasciò un picciolo uso d'una minima 2049 2, 24| pubblica, piena di gente lasciva e immodesta qual dissipava 2050 3, 18| qualche giuoco alquanto lascivo piacesse a chi e' bisognasse 2051 3, 16| austerità in Roma, soleano lassare le cure dure e acerbe dell' 2052 3, 15| qualche opera, tanto che lasso poi dormirò». Omero trovò 2053 2, 1| gioveremo; dove dicendo lassù quel ch'io sento, non gioverei 2054 3, 4| disputazione ed estenderti in più lati campi d'argumentare contro 2055 3, 18| illustrissimo d'ogni civiltà latina, solea con molta grazia 2056 1, 11| ripreenditore che 'l nostro Seneca latino stoico? E qual fu egli in 2057 1, 16| in prima, come affermava Lattanzio, per riconoscere e servire 2058 3, 18| doppo cena cantò appresso di Laumedonte. Scipione, qual fu lume 2059 1, 10| volesse più tosto viver lauto e splendido, che povero 2060 3, 18| Ulisses solea presso a Circes lavarsi co' bagnuoli odoriferi. 2061 1, 11| Aristotile che per delicatezza si lavasse nell'olio tiepido e per 2062 3, 18| nulla se prima e' non si lavin le mani in fiume. E scrissero 2063 1, 23| vasi di terra bellissimi e lavorati con figure e cornici maravigliose; 2064 3, 2| un forzerino bellissimo lavorato, non sapea che imporvi cosa 2065 3, 20| Angeronia aveva la bocca legata e suggellata, e a costei 2066 3, 5| sosterremo chi ci contiene legati e frena? Indi e come reputeremo 2067 1, 21| in tanto ozio che neppure leggea le lettere scrittegli da' 2068 1, 30| alcuni studiosi e a me imposi legger loro ogni due ore. Quella 2069 1, 28| villane e rissose contro a sé. Leggesi che ad Epaminunda, illustrissimo 2070 2, 17| stadi MCCCV. E quel Strabo leggesti presso a Varrone che da 2071 2, 13| dicea che tutte le egregie leggi e onesti essempli quali 2072 2, 12| coniuntissimi lo perturbavano. Leggiadro poeta!, namque inquit:~ ~ 2073 3, 1| degne, grate e utilissime. Leggimi, come sino a qui facesti, 2074 3, 18| puerili insieme co' fanciugli? Lelio e Scipione sul lito presso 2075 1, 1| non so quale io la chiami lentezza d'animo piena di riverenza 2076 2, 15| assai ne scrisse el tuo Leonardo tragico, omo integrissimo 2077 3, 10| obinvolute: colui scabbioso, leproso, immundissimo, tutto carco 2078 2, 12| con tante sue voluttà e letizie. E chi non vede ch'ogni 2079 3, 5| costume antiquo quello epulo e lettisternio consueti. Erano infra que' 2080 2, 4| per pormelo in capo? I' mi levai quella molestia dalle spalle 2081 1, 3| coniunzioni di voci possino levare gli animi e imporre in loro 2082 1, 14| cercherei le vie e modi da levarmi ogni molestia dell'animo. 2083 1, 10| rendovi certo ch'io m'arei levata questa molestia ingratissima 2084 2, 4| io forse, come e' dicono, levatomi di spalla un peso per pormelo 2085 3, 18| Catone, quel buon romano si levava dalle fessitudini delle 2086 3, 5| noi in questo siamo e più leziosi e con men senno ch'e' fanciugli, 2087 1, 14| con coturni che pesavano libbre cinquecento. Né forse potrebbe 2088 3, 14| numero degli dii si chiamava Liber pater, po' che e' liberava 2089 3, 11| sempre furono benefici e liberali e cupidi di vederti migliore. 2090 3, 14| Liber pater, po' che e' liberava l'animo dalle cure e sedavagli 2091 1, 20| volontà di colui non esser libere, quale sia osservato da 2092 3, 15| un mangiare quaranta libre di carne lui solo e bere 2093 3, 6| luogo. Tanto dico che se pur lice el piangere a noi uomini 2094 1, 11| facendo in vita lo rendesse lietissimo, rispuose: guadagnando. 2095 1, 34| scrive Curzio ch'e' pastori lievano e distengono le pecore da' 2096 1, 4| non la ricevendo, la fece lievissima e spensela tanto quanto 2097 3, 10| poni e' piedi, e pregarti limosina e pietà. Indi, Battista, 2098 3, 2| tutte estendersi a una linea, tutte conformarsi a un 2099 3, 5| fussero in ogni loro effigie e liniamenti troppo simili; né appena 2100 3, 16| insieme col plettro e colla lira, instrumento musico. Quinci 2101 3, 14| impongono a Flacco, poeta lirico, calunnia quale s'ascrive 2102 1, 17| quiete. Alla libertà ascrive Lisia oratore esser proprio far 2103 3, 18| trargli la bizzarria bisognava litigar seco di qualche cosa ed 2104 1, 23| que' che seggono iudici a' litigi: quando e' si consigliano 2105 3, 7| 7-~ ~Appresso de' Litii, populi civilissimi, era 2106 3, 2| E veggonsi queste cose litterarie usurpate da tanti, e in 2107 1, 14| esser prolisso; ma tu, omo litterato, riducetegli a memoria e 2108 1, 18| scrisse Augusto principe ad Liviam questo sarebbe un perpetuo 2109 1, 7| petto, tornare fiacchi, lividi, senza aver dato in tanto 2110 2, 20| vorrebbe, molto convenga lodarti, e chi molto vorrebbe, nulla 2111 1, 31| Appresso Silio poeta, Serano lodava Regulo in questi versi:~ ~ 2112 2, 19| animo turbato vendicarsi, lodere' io chi in questo frenasse 2113 1, 3| lo persuadesse, né voi mi loderesti s'io glielo credessi. Forse 2114 3, 2| fastidioso che non approvi e lodi costui, quale in sì compositissima 2115 3, 2| solo ve ne approviamo e lodiamo, ma e molto ve ne abbiamo 2116 1, 23| grazia, e molto gli mirò e lodò, poi gli ruppe per non avere 2117 2, 23| et inferias in tempore longo~missurum fratri, clauso 2118 2, 23| consuetudine di molte città; scorse lontani paesi, e sofferse varie 2119 1, 14| atto schermire, lanciare, lottare. Potrebbe questo qui Battista 2120 3, 5| innodato, con gli occhi lucciolosi e rappresi, colle mani e 2121 3, 17| gridava:~ ~Non placet iste ludus, clamo et diludia posco.~ ~ 2122 3, 17| el perdurre la notte co' lumi e giucando con tuoi amici 2123 3, 4| con ogni sua opera e forza lunge propulsare da sé questo 2124 2, 19| dicea quel poeta comico: lupo è l'uno uomo all'altro, - 2125 3, 10| pure è di quel medesimo luto che tu. E tanto più debba 2126 3, 10| tutto carco di malattie e lutoso di fetido e virulento umore; 2127 2, 30| questo proposito, quello LXXXVIII, quando e' laghi credeano 2128 1, 28| patrone suo. Filippo re de' Macedoni, escluso la notte dalla 2129 1, 16| me simile a un ferraccio macerare e marcire in ozio, sepulto 2130 3, 18| scrivendone. E simile C. Macio e M. Ambivio, patrizi romani, 2131 3, 20| qual misterio interpetra Macrobio significare che soffrendo 2132 1, 29| separaremo da ogni contagione e macula del vizio, e viveremo lieti 2133 3, 6| qualcuna vedendoci col viso madido e mezzo non ci reputi forse 2134 2, 30| loro inimici, uccisero suo madri e suoi figliuoli, e perderono 2135 1, 11| Crates filosofo volle la casa magnifica, gli apparati regi e vari 2136 2, 3| avessi edificioatto e sì magnifico in luogograto e sì salubre 2137 2, 13| niun vede quanto a lui sia magro el dorso, giovici qualche 2138 2, 20| Vendetta si potrà fare niuna maiore che coll'opere buone render 2139 1, 31| urgentibus hoste putabat~devicto maius; nec tam fugisse cavendo~ 2140 2, 4| curarlo basta, così alla malattia dell'animo una qualche sola 2141 3, 10| immundissimo, tutto carco di malattie e lutoso di fetido e virulento 2142 1, 4| temerario ottrettatore e maledico; e per più meritare di sé 2143 1, 28| inimico suo gli referissi e' malefici del patrone suo. Filippo 2144 1, 15| membra; se forse saremo malfermi e imbecilli, ne accomandaremo 2145 3, 3| abietto, destituto, e forse malfermo e poco intero in suoi nervi 2146 | malgrado 2147 2, 21| Assai molto vince e' suoi malivoli chi nulla perde; e perderesti 2148 3, 21| della fortuna, e contro ogni malizia e malvagità di qualunque 2149 3, 21| e contro ogni malizia e malvagità di qualunque sia omo in 2150 3, 18| la tenea, qual fanno le mamme, in collo per sua bambina. 2151 2, 13| nacquero da' delitti e mancamenti de' non buoni. Adunque si 2152 1, 33| distorci da ogni uso per quale mancandoci quella e quell'altra cosa 2153 3, 20| degnissime di memoria. E talora, mancandomi simili investigazioni, composi 2154 1, 16| Vedi e' suoi membri atti a mancare e perire; conosci quanto 2155 3, 11| recitare le miserie dei mortali mancherebbe el . Tanto dico che non 2156 3, 5| ammonimenti degnissimi di mandarli e osservàlli a perpetua 2157 3, 5| e dicea: «Non saprei chi mandarmi di voi inanzi a sedere; 2158 2, 2| volse a que' due publici e mandònnegli a' superiori magistrati 2159 3, 15| Consiglio di Diomede: bei e mangia; poi dormendo ti racconsolerai. 2160 2, 5| che questa nostra non sia manifesta infermità d'animo volere 2161 3, 6| cose in pronto esposte e manifeste quale, quando che sia, onesterebbono 2162 3, 3| a' covili suoi dar segni manifesti de' loro incommodi. E prudentissimo 2163 1, 26| nascono agli animi nostri manifestissime ruine. E qui in due cose 2164 3, 5| pe' diserti danno segni manifestissimi del loro furore. Forse come 2165 1, 17| ricordianci assidui, come disse Manilio quel poeta:~ ~…labor ingenium 2166 3, 1| insita e obdurata grave maninconia, - materia certo utile e 2167 2, 28| a' cieli? Onde ben disse Mannilio poeta:~ ~Heu nihil invitis 2168 3, 18| che si sfogasse, e poi era mansuetissimo e facilissimo e flessibile 2169 2, 19| infestazione degli inimici imparar mansuetudine per sapere poi viver lieto 2170 2, 28| che ben consigliarsi e ben mantenersi son cose felicissime in 2171 2, 2| ottime, conservano la sanità, mantengono la gioventù, producono la 2172 1, 34| rispose: «O fratel mio, non ti maravigliare se teco non sono e' nostri 2173 3, 2| parte collustrata e piena di maraviglie: solo el spazzo stava sotto 2174 3, 11| in solitudine e in umbra, marcendo te stessi? Sollievati adunque 2175 1, 16| un ferraccio macerare e marcire in ozio, sepulto in mezzo 2176 1, 30| quasi come la nave, non per marcirsi in porto ma per sulcare 2177 1, 28| fu concitato e veemente, Mario perseverò in sua iracundia. 2178 3, 2| minuti rottami rimasi da' marmi, porfidi e diaspri di tutta 2179 1, 31| inverno abbracciava le statue marmoree cariche di ghiaccio solo 2180 3, 2| squarci grandissimi di monti marmorei, e videvi di qua e di 2181 1, 23| fatto; e delle nostre saremo massai più che di cosa alcuna, 2182 2, 20| E sarà vendetta rara e massima se chi nulla vorrebbe, molto 2183 3, 15| Scrive Iulio istorico che Massimino, uno de' successori a Cesare 2184 3, 20| investigazione e ragione matematica a quale egli era tanto occupato 2185 3, 20| e' suoi elementi pur da' matematici, e cavonne quelle incredibili 2186 3, 20| servassero quello Archimede matematico, quale difendendo la patria 2187 1, 14| Vedi, Niccola, queste sono materie dove bisognerebbe ragionarne 2188 2, 1| cosa in questo modo, che la mattina dopo a' ragionamenti di 2189 3, 13| di vita forse in età non matura, ma esco non sanza qualche 2190 2, 17| ad Elim, che furono stadi MCCCV. E quel Strabo leggesti 2191 2, 17| Lacedemonia, spazio di stadi MCXL: e Filonio, corriere d'Alessandro, 2192 | mea 2193 3, 10| appresso dimmi: quello antiquo Mecenas nobilissimo, editus atavis 2194 | medesimi 2195 3, 4| che ti incuoce si spegne e medica colle umili parole; e gioveratti 2196 3, 14| ingegno o per impiastri o medicamenti alcuni possa rimediarvi. 2197 1, 13| tranquillità. Così questi filosofi, medicatori delle menti umane e moderatori 2198 3, 4| Nell'altre cose giovi usare mediocrità. In questa, dove tu non 2199 1, 4| di Senofonte, dove Araspa Medo dicea a Ciro che gli uomini 2200 3, 12| fatis (inquit) fata rependo meis. A tanti espettati beni, 2201 2, 24| vendicarsi. Solo a quella Melancum, fanticella di Penolopes, 2202 1, 21| adunque a vivere non alle membre nostre ma a noi stessi, 2203 1, 16| immortale. Vedi e' suoi membri atti a mancare e perire; 2204 3, 12| Forsitan (inquit) et haec olim meminisse juvabit.~ ~In tanto suo 2205 3, 11| te la tua virtù: Sat sit mens sana in corpore sano. La 2206 1, 31| Illuviem atque inopes mensas durumque cubile~et certare 2207 1, 11| ornamenti, vasi d'oro gemmati, mense argentee; qual cose e' predicava 2208 2, 30| che facea quel Demofon in mensis prefetto d'Alessandro Macedone, 2209 1, 24| ragionarne. E poi che facemmo menzione degli amici, prestaremo 2210 1, 17| filosofo in noi mortali, e meravigliavasi donde fusse che gli uomini 2211 1, 5| molti niegano potersi. E meravigliomi del giudicio loro s'egli 2212 1, 28| e procacissima trecca o meretrice a garrire seco; e questo 2213 1, 2| riverenza, e àmavi quanto merita la virtù e l'autorità vostra. 2214 2, 24| rende opera a chi da lui meritava male.~ 2215 2, 32| adopera in satisfare a' tuoi meriti. Mai fu la virtù senza premio 2216 3, 18| comandano a questi che venendo a mescolarsi con qualche femmina tocchin 2217 3, 7| morti si piangessero più mesi a numero che fussero gli 2218 2, 1| salutarci. Erano con Agnolo due messi da' magistrati massimi. 2219 3, 12| di consolarsi afflitto e mestissimo. Sono versi qui di Battista 2220 3, 3| versi piangiosi eccitava mestizia e sospiri a chi udiva e 2221 1, 3| più tosto stare lieto che mesto, sperare bene che vivere 2222 1, 4| sua. Che ti parse di quel Metello numidico cacciato da' suoi 2223 2, 6| che quel Sileno insegnò a Mida non temer la morte. Non 2224 2, 28| necessità sofferire? Dicea Tales Milesio che la necessità vince. 2225 1, 32| esserciti suoi a quel cibo militare e castrense quale era simplice 2226 3, 16| dalle molte sue faccende militari solea sedare l'animo cantando 2227 3, 6| battaglia el fortissimo milite, ove e' si sente stracco 2228 1, 28| liberi a Cleopatra que' duo militi Gabbiani che gli aveano 2229 1, 14| no, Battista, come quel Milone atleta, portare uno bue 2230 2, 3| salutare el tempio di S. Miniato. E in villa quali siano 2231 1, 7| noi farlo quanto vorremo minore e men difficile. Ma intervienci 2232 1, 21| di Roma e fu lieto gli si minuissero faccende. E noi poco prudenti 2233 2, 27| alle loro virtù. E contro, mira che monstri e quanto inauditi 2234 3, 20| commoveano. Cosa per certo mirabile che tanto fracasso, tanta 2235 1, 12| umano desidera e' suoi? Miracolo sarà, anzi immanità non 2236 3, 5| potea non maravigliarsi mirando quanto e' fussero in ogni 2237 3, 5| vederlo sozzo e iniocundo. Miravagli Pirteo e dicea: «Non saprei 2238 3, 2| gli si porgea splendido; e miravavi ogni sua parte collustrata 2239 1, 1| delizie? Qui, dovunque tu miri, vedi ogni parte esposta 2240 1, 23| ogni grazia, e molto gli mirò e lodò, poi gli ruppe per 2241 2, 27| quanti buoni vivono vita misera e non degna alle loro virtù. 2242 3, 14| ad Ulisses, dopo quel suo miserabile naufragio, giunto che fu 2243 1, 17| poeta:~ ~…labor ingenium miseris dedit et sua quemque~advigilare < 2244 2, 23| inferias in tempore longo~missurum fratri, clauso immurmurat 2245 3, 20| della dea Voluppia; qual misterio interpetra Macrobio significare 2246 2, 16| ad altri superabunda; né misurano e' suoi commodi con quel 2247 2, 25| forse stimi questa offesa, e misurila col viver tuo, e pesila 2248 3, 5| osserva a regge? E non ci mitigheremo né sosterremo chi ci contiene 2249 1, 21| Molto più l'animo, nato a mobilità e varietà, più che ogni 2250 2, 20| saputo in modo che la tua moderanza e gravità infami l'iniuria 2251 2, 13| quieta e tranquilla, bisogna moderarci e frenarci in ogni nostra 2252 1, 28| vita sarà utilissimo el moderarla. Dicea Platone che gli dii 2253 2, 11| te stessi ove non possi moderarti molto più in le cose seconde 2254 2, 19| questo frenasse sé stessi e moderassi gl'impeti e movimenti dell' 2255 1, 5| E chi non sa che in noi, moderati gli appetiti e frenate le 2256 3, 16| più convenienti a uno uomo moderato e constantissimo. E in prima 2257 3, 15| de' successori a Cesare moderatore dello imperio romano, quel 2258 3, 4| se in cose alcune bisogna moderazione e ragione e virtù, certo 2259 2, 28| caddero sinistri partiti, moderigli con qual vi si adatti ragion 2260 2, 1| uomini, nati per essere modesti, mansueti e trattevoli, 2261 3, 12| Urbem praeclaram statui, mea moenia vidi.~ ~ 2262 3, 4| detti miei. Oh! egli è cosa molesta e veemente el dolore, e 2263 2, 20| rendè meno infestati e meno molestati da' suoi finittimi e vicini, 2264 1, 17| fare. E a precludere queste moleste voglie gioverà considerare 2265 1, 5| da natura acerbissime e molestissime, e non potranno le cose 2266 3, 10| dormire solo uno minimo momento d'ora. Troppo sarebbe cosa 2267 1, 19| dell'uomo si è tutto el mondo, e che 'l savio, in qualunque 2268 3, 15| e' s'affaticava, e spesso monstrava tre sestari vasi pieni del 2269 2, 30| credeano ch'e' nuvoli fussero montagne per aria e pendessero sopra 2270 3, 2| con squarci grandissimi di monti marmorei, e videvi di qua 2271 2, 5| A Biante filosofo parea morboso quello animo quale appetisse 2272 2, 21| chi troppo assiduo fusse mordace e petulante, per non abbatterci 2273 1, 10| forse dia alle delizie; mordono chi curi le cose caduce 2274 1, 18| quel Bion filosofo, qual morendo si gloriava mai avere in 2275 3, 17| que' tristi pensieri del morire. Ma a questi nostri religiosissimi 2276 2, 10| consiglio, fuggi questa morosità dell'animo tuo, qual fa 2277 3, 4| feci ch'e' mortali mai più morranno. Io imposi loro molta speranza 2278 2, 20| illustriate ogni mia vita, e morsecchiandomi mostrate qual siano e' vostri 2279 3, 4| fingono che per acerbissimi morsi de' suoi dolori diventò 2280 3, 7| onestasse le essequie della sua morta figliuola. Così e noi, quanto 2281 3, 14| sua calamità. Per questo mossa a pietà la dea Atena, non 2282 2, 24| sasso; nulla più che un poco mosse el capo. Vollono que' temerari 2283 1, 14| nulla composti, non da altri mossi che da sé stessi. La eternità 2284 1, 39| desideriamo e preghianvi seguiate mostrarci, come testé dicevi, che 2285 3, 3| fu utile se non quanto el mostrarsi e libero e uomo era periculoso. 2286 3, 4| la pazienza. S'io volessi mostrarti quanto el sapere, come e' 2287 1, 13| impeto di venti avversi, - ma mostrassi qual via e modo mi riduca 2288 3, 2| antiqui prima attinta, e mostrasti in che modo si propulsino 2289 2, 20| vita, e morsecchiandomi mostrate qual siano e' vostri lezi, 2290 3, 4| che dove a te sia lecito, mostrati uomo non al tutto sanza 2291 2, 13| avervi, quasi accennando, mostrato che per vivere vita quieta 2292 2, 10| alla ragione. Queste a te mostreranno onde tu possa riconoscere 2293 2, 10| volubile e inconstante; e mostrerannoti gli animi di chi ti si porge 2294 2, 30| abbattèssi a Marcello, qual mostrò ch'e' cartaginesi esserciti 2295 2, 23| cantare, si discoperse e mostrossi lieto bevendo a grazia degli 2296 3, 20| incredibili preposizioni de motibus ponderis. Non voglio estendermi 2297 3, 17| dispiacerebbe el convivare, el motteggiare, el perdurre la notte co' 2298 2, 8| opera. E quanto sino a qui motteggiasti, sia quasi come proemio 2299 2, 20| Voi con questi vostri motti illustriate ogni mia vita, 2300 3, 5| ma qualunque di voi si move prima, l'altro lo seguiti». 2301 1, 20| et capiunt vitium, ni moveantur, aquae.~ ~ 2302 2, 12| quem dudum non ulla iniecta movebant~tela neque adverso glomerati 2303 3, 10| che tu. E tanto più debba moverti a pietà, e insieme tanto 2304 3, 5| porgea tutto bavoso e tutto muccilutoso; l'altro era non in tutto 2305 3, 18| tenere una sua scrofa ben munda dal loto e ben pulita, e 2306 1, 16| beni caduci a uno a uno muoiono; la moltitudine perpetuo 2307 3, 10| insieme tanto più debba muoverti a riconoscere la tua sorte 2308 1, 15| difesi dalle veste, dalle mura, da' nostri refugi e ridutti, 2309 3, 18| tempio di Diana giucare alle murelle co' fanciugli? E Socrate, 2310 3, 17| suavissime voci e modi di musica. E provai io non rarissimo 2311 1, 3| d'armonia e di consonanze musice. Non mi satisfanno costoro, 2312 2, 10| in ora e' furono vari e mutabili. Onde conoscerai che queste 2313 1, 16| moltitudine perpetuo vive; mutansi di prole in prole; vola 2314 3, 4| quello che per ora si può mutare se non in peggio, iudicalo 2315 1, 4| suoi gesti nulla fu veduto mutarsi.~ 2316 1, 4| equabile e col volto mai mutato. Potè adunque Socrate questo 2317 | n' 2318 2, 13| quali sono infra e' buoni, nacquero da' delitti e mancamenti 2319 1, 16| accoglieremo pensando: a che nacqui io? venni io in vita forse 2320 | namque 2321 1, 4| mia. Adunque discorreremo narrando e raccogliendo quello potesse 2322 2, 3| ieri sera ne promettesti di narrarci oggi, quello che restava 2323 2, 19| forse non si ritiene di narrare e predicare quello che noi 2324 1, 23| Noi per intercluderci e nasconderci da molte inezie e fastidi 2325 1, 14| arte tua con quale tu studi nascondere quell'arte vulgata dello 2326 2, 22| Grecia così deformati, senza naso, senza occhi e senza mani, 2327 3, 18| sollazzo in mezzo al bagno natare con più e più tenerucci 2328 2, 24| 24-~ ~Doppo a tanti suoi naufragi Ulisses, tornato alle gente 2329 2, 25| perturbazione t'alletta; ma come chi navica, se 'l vento preme questa 2330 1, 13| duttore e addirizzatore del naviglio, non che e' mi disputasse, - 2331 1, 7| opinione adritta a virilità lo 'nduce a volere soffrire, e volendo 2332 | neanche 2333 | nec 2334 1, 16| molto dissimili. Non puoi negare che in loro gli errori sono 2335 3, 2| stava sotto e' piedi nudo e negletto. Adunque, e per coadornare 2336 1, 38| beato vivere, che furono non negligenti, e satisfecero a ogni nostro 2337 2, 24| preterire onde potesse per sua negligenza o precipitata voglia di 2338 3, 3| nostre voluntà e questo negligere noi stessi e trascurare 2339 3, 2| Omero, quali certo, non nego, sono specchio verissimo 2340 2, 11| disse Valerio Marziale: Nemini feceris te nimium sodalem: 2341 | neppure 2342 | neque 2343 1, 15| qualche duro caso, o dalla nequizia e improbità degli altri 2344 3, 3| presso a Omero, prese el velo nero nel suo merore e cordoglio?~ 2345 3, 3| malfermo e poco intero in suoi nervi e membra, come aiterà e 2346 2, 24| rivede la corda e ogni suo nervo, prepara e sé e sue saette 2347 1, 17| bene vivessimo gli anni di Nestore o di qualvuoi altro che 2348 3, 3| quel detto del figliuolo di Nestorre presso del nostro Omero: 2349 2, 17| acutissimo, destissimo, nettissimo; in te ingegno, ragion, 2350 1, 15| e se pure el tedio delle nevi, la molestia de' venti, 2351 1, 33| in mezzo dell'alpe e al nevischio soffrir coperto el capo; 2352 3, 5| transformati, si maravigliò che 'nfra 'l numero degli dii ottimi 2353 1, 20| Ovidio:~ ~et capiunt vitium, ni moveantur, aquae.~ ~ 2354 3, 3| fere silvestre intorno a' nidi e presso a' covili suoi 2355 1, 1| appellare questo tempio nido delle delizie? Qui, dovunque 2356 1, 5| stessi quello che molti niegano potersi. E meravigliomi 2357 | Niente 2358 2, 21| fatti presto. L'ira si è nimica d'ogni consiglio, però che 2359 1, 12| sentimento delle cose nocue e nimiche, chi sarà che nulla si dolga 2360 2, 11| Marziale: Nemini feceris te nimium sodalem: amabis minus, dolebis 2361 1, 14| uno Ercole, un fauno, una ninfa, perché non sono essercitato 2362 3, 4| diventò cane e arrabbiò. Niobe fingono che addolatara si 2363 1, 28| informarci a virtù. Tigranes, nipote del re Archelou, perché 2364 3, 10| fetido e virulento umore; io nitido splendido e tutto vezzi. 2365 | niun 2366 3, 10| parse egli per tanta sua nobiltà degno della sua assidua 2367 3, 18| e non raro giucare alle nocciuole in mezzo di più fanciugli 2368 1, 10| se non quanto ella a noi nocerà. Nulla nuoce se non quanto 2369 2, 29| danno per giovargli quel che nocerebbe a' sani, e quel che e' vietano 2370 1, 21| ritrarremolo dalle cose nocive alla sanità. E per non eccitare 2371 1, 12| v'è sentimento delle cose nocue e nimiche, chi sarà che 2372 1, 16| corpo mio e a queste membra noiose e incommode? Non mi diletterà 2373 1, 11| qual cose e' predicava da nolle stimare. Aristippo, quell' 2374 1, 8| purché la sinistra volontà nollo svii; e sempre fie pronto 2375 3, 16| uomini. Solone e Archelao, nominatissimi e filosofi e principi, e 2376 1, 19| uomo prudentissimo tanto nominato, qual dicea che la patria 2377 3, 15| dell'animo acidos. Indi nominorono Venere acidalia, ditta che 2378 1, 3| consigli, e simili cose a voi notissime; sono quelle che danno cognizione 2379 3, 3| que' detti vulgatissimi e notissimi: non ti dispiaccia la cecità 2380 3, 20| patrocinio in la causa del tuo noto o vicino. Così con altri 2381 1, 4| vedete vissuto già anni circa novanta. Vidi molte, vidi in vita 2382 | nove 2383 3, 10| fortuna e morbo, quali tu vedi nudi, sauciati, in età stracca, 2384 | null' 2385 3, 20| e disposivi più ordini e numeri di colonne con vari capitelli 2386 1, 14| in ispalla, né, come Aulo Numerio, centurione e commilitone 2387 1, 4| ti parse di quel Metello numidico cacciato da' suoi cittadini 2388 | nunc 2389 1, 4| dello spettaculo, gli fu nunziato che la sua patria lo rivocava 2390 3, 5| ad Eccuba quando e' gli nunziava che l'essercito de' Greci 2391 2, 16| gioverebbono loro avendole né nuocono non le avendo.~ 2392 3, 4| che insania fie la tua pur nutrire in te quel che ti seduce 2393 1, 20| L'ozio, - chi dubita? - nutrisce ogni vizio; e nulla più 2394 3, 10| regibus, quello amico e nutritore di tutti e' buoni studiosi, 2395 3, 18| festeggiare coll'ale a chi ben gli nutriva. Racconta Suetonio istorico 2396 2, 3| e vidilo io non raro lo 'nverno, perché fuori piovea, uscire 2397 1, 28| amici, che servendo ad altri obbliga lui, contro, a pari servire 2398 2, 24| cuore che altrove già tempo obdurasti nei tuoi mali, sostieni. 2399 3, 1| qualunque fusse in noi insita e obdurata grave maninconia, - materia 2400 3, 5| resteggiando qua e qua, obdurati in nostra contumacia contro 2401 3, 4| giustizia fie la tua se tu pure obdurerai recusando in te alcuna delle 2402 3, 10| espeditissime) tengo vestite e obinvolute: colui scabbioso, leproso, 2403 1, 3| animo esser o subietto o obligato o dato a questi suoi movimenti 2404 2, 25| quale tu amavi e di in obligavi ad amarti con assiduo beneficio 2405 3, 14| pozione con quale ella inducea oblivione d'ogni male a chiunque ne 2406 1, 4| nelle avversità e gravezze obsistere e deporre ogni perturbazione 2407 1, 17| mortali a cui non spesso occorrano cose da dolorarlo.~ 2408 1, 14| Rispondere'ti quello che testé m'occorre a mente; e considerianci, 2409 2, 25| tutti e' calculi, forse t'occorrerà che l'offesa ti si presenterà 2410 1, 4| mali; pur talora quando m'occorrono e' casi, non posso fare 2411 1, 38| ciò che nel ragionare m'occorse a mente, sanza ordine e 2412 2, 26| dispiaceri quali in noi occorsero da noi stessi, e dicemmo 2413 1, 14| acuto e pronto; e non m'è occulta quest'arte tua con quale 2414 1, 23| sue investigazioni di cose occultissime e rarissime. Non ardirei 2415 3, 20| con simili conscrizioni occupai me stessi sino che 'l sonno 2416 1, 3| assiduo ci si presentano, e occupano e' nostri sensi e mente, 2417 3, 20| immettersi in animo qualche altra occupazione e pensiere. Confesserovvi 2418 3, 20| stessi sino che 'l sonno occupò me. E quando pur mi sentissi 2419 3, 18| tenea in sue delizie venti oche, credo io, bionde bionde, 2420 1, 14| che l'animo può mai starsi ocioso, sempre si volge e avvolge 2421 3, 14| arguiscono perché in molte sue ode e' loda el vino. Certo, 2422 1, 2| appella padre, e védevi e odevi con avidità e volentieri, 2423 1, 28| servile. Udisti da chi t'odia un morso di parole. Vedesti 2424 3, 3| e' luoghi e cose, quando odo e sento questo e quest'altro, 2425 1, 1| giocondità e letizia; qui sempre odoratissimo; e, quel ch'io sopra tutto 2426 3, 18| Circes lavarsi co' bagnuoli odoriferi. Catone, quel buon romano 2427 2, 15| chi t'amerà, se questi t'offendono.~ 2428 1, 3| ingrate espettazioni, le dure offensioni ci si presentano e attaccansi 2429 2, 24| si vuole ultro et sponte offerirsi alle molestie e maninconie 2430 2, 14| simile spesso ne stimiamo offesi da altri dove siamo d'ogni 2431 1, 4| dubito che se vorremo e bene offirmarci con virtù, e bene offirmati 2432 1, 28| sia bene consigliato e ben offirmato e constante: modera e comprime 2433 1, 18| Ma ben ci prepareremo e offirmerenci coll'animo a sopportare 2434 | olim 2435 1, 11| delicatezza si lavasse nell'olio tiepido e per avarizia poi 2436 3, 13| Ulisses, sofferti a sé molti oltraggi da Alcinoo re Feicorum, 2437 3, 3| insieme e' miei dispiaceri oltramodo; e dico anche io:~ ~dulces 2438 3, 16| in prima mi piace quello omerico Achille, quale per requiescere 2439 1, 17| ma né volle la natura noi omicciuoli esser d'altro che di noi 2440 | omnes 2441 | omnis 2442 1, 21| e varietà, più che ogni onda. Sarà adunque la solitudine 2443 1, 14| avviene, di cosa in cosa ondeggeranno e' nostri pensieri persino 2444 2, 12| suspensum et pariter comitique onerique timentem.~ 2445 3, 4| ragione e bene instituito ad onestà, e dato ad acquistar lode 2446 3, 2| altra pittura, vestendone e onestandone tutto el pavimento. Qual 2447 1, 3| avversi. E quell'altro, per onestar l'arte sua, disse che l' 2448 3, 7| pubblico con qual si degnasse e onestasse le essequie della sua morta 2449 3, 6| manifeste quale, quando che sia, onesterebbono le nostre lacrime. Chi è 2450 2, 13| tutte le egregie leggi e onesti essempli quali sono infra 2451 1, 21| suoi amici. E non senza onestissima ragione e' nostri maggiori 2452 2, 12| del fuoco dove s'ardea e onorava el morto. Fu cosa questa 2453 3, 3| biasimo, quando questo solo onore si debba a' miseri mortali 2454 3, 3| ch'io, per valermi di una onta, sostenga più e più strazi 2455 2, 20| persevero sopportando le vostre onte, e sofferendo vinco, in 2456 1, 28| Vedesti quello insolente onteggiarti. Tu, delibera sofferirlo, 2457 1, 19| 19-~ ~Modera la oppinione e iudizio, tempererai gli 2458 3, 6| lacrimetta delle tue all'uso e l'oppinioni degli altri, quasi segno 2459 1, 15| assedia e ostringe, noi oppogniamo e' vetri alle finestre, 2460 3, 3| d'ora in ora t'adduce e oppone nuove traverse e dure offese: 2461 3, 12| debolissima a chi se gli opponga. Ma tu, non aggiugnere a' 2462 1, 23| pronunziare la sentenza, oppongono una tavoletta, e ivi dopo 2463 1, 4| virtù, e bene offirmati opporci con modo a chi ne offende, 2464 1, 14| disputare. Io resterò d'oppormiti com'io cominciai, ché ti 2465 1, 14| e' dotti, che chi vuole opporsi alla fortuna, sostenere 2466 3, 4| preordinare le cose buone e opportune e abili per evitare e propulsare 2467 1, 23| raccontare come la natura oppose due valli e siepi alle parole 2468 2, 9| avvinti da veementissime oppressioni, e stimansi poi iniuriati 2469 3, 19| mente, e già cominciassero opprimerci grave alcune e dure sollicitudini, 2470 2, 22| macchine tese da Nerone per opprimerla e sfracellarla, iudicò utile 2471 1, 10| errare. Odi que' loro divini oraculi: «Tu mortale cognosci te 2472 2, 13| beffato in Senato per una orazione quale e' pronunziò con troppa 2473 3, 5| chiamano Stolidasperum. Pirteo, ordinatore dello apparecchio, procedeva 2474 3, 6| secundos, at non inter triarios ordines, e ivi astergi el sudor 2475 3, 20| edificio, e disposivi più ordini e numeri di colonne con 2476 1, 21| cose aduniamo e facciamo e ordiniamo per salute del corpo per 2477 3, 3| essequie, e l'undecimo ordinò se gli construisse el sepolcro 2478 1, 23| li vuol credere. Per gli orecchi, dicono, entra la sapienza; 2479 1, 26| instituto. Ma tu quanto darai orecchie o fede a cosa che ti disduca 2480 3, 4| bisogna contro al dolore. Oreste per dolore divenne furioso. 2481 3, 2| e come quell'altro volli ornare un mio picciolo e privato 2482 2, 13| costumi passati, divennero ornatissimi di vita e virtù! Scrive 2483 1, 11| esplicatore di questa austera e orrida filosofia, quale per insino 2484 3, 4| sospignerti col pensiere in questa ortica di tuo triste e ingrate 2485 3, 10| e tutto vezzi. Di tanta oscenità e fedità toccherebbe parte 2486 3, 5| contumacia contro a chi ne osserva a regge? E non ci mitigheremo 2487 3, 5| degnissimi di mandarli e osservàlli a perpetua memoria? Anzi, 2488 2, 20| essercizio dell'arme al culto e osservanza della religione, gli rendè 2489 1, 20| esser libere, quale sia osservato da molti. La solitudine 2490 1, 8| ragione; e sempre sarà l'animo osservatore della ragione purché la 2491 1, 4| beneficio. In tanta sua letizia osservò constanza, e in suoi gesti 2492 3, 20| rotto l'impeto di tanta sua ossidione ed espugnazione. Trovoronlo 2493 2, 25| banda, tu in quell'altra osta e offirmati. Non favoreggiar 2494 1, 4| volesse più tosto ragionando ostare a' detti altrui che affermare 2495 3, 4| primo impeto ne scopriremo e ostaremo armati. Guarda, Niccola, 2496 1, 10| sempre vive lieto». Poi ostentano quella ambiziosa austerità 2497 1, 12| col fronte e colle parole ostentorono in sé maravigliosa durezza 2498 1, 22| per agitarci ambiziosi e ostentosi. Onde a me coloro paiono 2499 3, 19| subito in que' principi osteremo prima che l'animo sia convinto, 2500 3, 3| Omero fingendo sì inaudita e ostinata pazienza in quel suo Ulisses? 2501 1, 15| de' freddi ne assedia e ostringe, noi oppogniamo e' vetri


34-basti | batta-decim | decli-figli | figur-iudic | iudiz-ostri | ottav-rasse | ratto-strac | strad-zoppo

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